IL VOTO DEGLI ECOLOGISTI E L’EUROPA

 CHI VOTIAMO. PER COSA VOTIAMO


 

Carissime e carissimi amici ecologisti e compagni delle mille lotte sul territorio della nostra regione.

 Come al solito è tardi per realizzare un forum degli ecologisti veneti capace di esprimere in maniera articolata una sintesi delle aspettative relative al nuovo Parlamento Europeo. Ci si avvia a queste elezioni senza un serio confronto sui grandissimi problemi che si dovranno affrontare, con una nuova ottica,  in questa fase molto critica della storia del nostro continente e del pianeta. 

Non si è riusciti, malgrado i reiterati appelli, anche  perché alcuni di noi ritengono che l’ecologismo sia uno dei settori di una politica “più completa” di cui esso sarebbe specifica espressione. Ritengo invece che una visione ecologista della realtà sia la via per  concepire  una politica olistica  raffigurante una società totalmente alternativa alla attuale e una evoluzione del pensiero politico e filosofico, espressione della nostra epoca storica, di cui le interpretazioni novecentesche rappresentano certamente un indispensabile patrimonio storico e culturale.  Esso è tuttavia insufficiente a rappresentare lo sviluppo tumultuoso di una realtà capitalistica che  crea immense sacche di povertà, disperazione, migrazioni bibliche, guerre atroci e distruzioni irreversibili dello stesso pianeta in cui viviamo.

 Consideriamo quindi la visione ecologista un approdo delle lotte per l’emancipazione dell’umanità dalle tenaglie di un capitalismo che nella fase attuale ha mostrato la su capacità distruttiva e la sua estrema pericolosità per il futuro delle nostre generazioni e della vita sul pianeta come l’abbiamo vissuta sino ad ora.

Malgrado alcuni scienziati ritengano che il termine “Antropocene coniato per denominare la presente fase dell’evoluzione geologica del pianeta non sia appropriato, alcuni di noi ritengono che questo nome sia  il più icastico per indicare una era di grandi cambiamenti determinati in maniera irreversibile dall’opera dell’uomo.

Quanto detto è sotto gli occhi di tutti. La politica europea fino ad ora è stata esclusiva espressione dei gruppi neoliberisti che hanno perseguito, con tenacia e arroganza, la privatizzazione del welfare degli Stati europei usciti dall’ultimo conflitto mondiale. Le regole che si è data la UE hanno però creato, accanto ad una grande concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi uomini, mai così massiva e veloce nella storia dell’umanità, una depressione economica delle nazioni e dei popoli che aderiscono alla UE e una desertificazione delle fabbriche e delle aziende, delocalizzate dove il lavoro è più a buon mercato. La povertà è in aumento in tutta l’Unione e il lavoro è ridotto a merce, nelle mani di governi che stritolano la sorte di milioni di uomini.

Non mi dilungo nella veloce sintesi che è premessa alla condivisione, da parte mia, della proposta di  Luciano Mignoli.

Penso che sarebbe opportuna una grande assemblea regionale per discutere dei problemi reali e delle domande e richieste da porre a quei pochi candidati accettabili che si presentano alla competizione elettorale. Non possiamo non farlo. Non possiamo essere assenti da questo appuntamento importantissimo aspettando che altri (ma chi?) ci tolgano le castagne dal fuoco.

 Una grande assemblea potrebbe essere il luogo in cui affrontare  con i candidati credibili per la loro azione politica di questi anni, proposti da Michele Boato, il tema del disarmo a livello europeo e mondiale, in controtendenza alla corsa agli armamenti che ha coinvolto gli stati europei.

 Si dovrebbe affrontare l’apertura  di una iniziativa che porti al riconoscimento dello Stato della Palestina da parte della UE, al blocco dell’invio di armi ai paesi in guerra, ad un armistizio e alla apertura di trattative diplomatiche vere per la fine dei conflitti.

Dovremo chiedere ai candidati un impegno per liberare i campi e le acque dai pesticidi, la messa al bando dei PFAS da parte della EU, il bando dei lobbisti dalle istituzioni europee (per abbassare la pressione costante delle multinazionali della chimica, delle armi e di tutto il resto sul personale politico e amministrativo).

Dovremmo chiedere un impegno europeo per il finanziamento e la creazione in Europa di un Servizio  Sanitario Pubblico Universalistico.

Nessuno affronta il problema del Debito pubblico anche se la crescita progressiva degli interessi sta raggiungendo i 100 miliardi annui per il nostro paese. Una vera palla al piede che si proietta verso un futuro economico spaventoso e assurdo. La ristrutturazione del debito pubblico nazionale va posta  all’ordine del giorno come anche il ruolo che in questo campo giocano la BCE, le banche centrali nazionali  e la finanza internazionale.

 Se non si interviene sul debito sarà inutile parlare di qualunque iniziativa sul welfare e sugli aiuti per i 5 milioni e passa di poveri assoluti in Italia per un cambiamento della produzione in senso ecologico.

Bisognerà riconsiderare la nazionalizzazione delle banche centrali, sottraendole alla finanza privata e restituendole  alla collettività; pensare ad una rete delle stesse con a capo la BCE pubblica e sotto il controllo del Parlamento europeo.

Bisognerà affrontare la questione dell’accoglienza ai richiedenti asilo che sia efficiente e umanamente organizzata, tale da tutelare la dignità e la libertà delle persone. Bisognerà render efficiente e coordinato in Europa il salvataggio in mare dei naufraghi. Gli ostacoli frapposti dal governo italiano sono vergognosi e tali da richiedere una denuncia al tribunale internazionale.

Al contempo va ripensato il ruolo dell’EU nei confronti dei paesi poveri da cui arrivano i migranti. Un ruolo forte per la soluzione dei conflitti e delle guerre e un reale impegno di cooperazione per promuovere  le economie depresse combattere il land grabbing delle multinazionali, le monoculture, lo sfruttamento di preziosi giacimenti di minerali da parte dei paesi ricchi.

Chiediamo una vera politica internazionale di cooperazione al posto dell’attuale mercimonio con cui si pagano i dittatori del Nord Africa per trattenere in campi di prigionia incontrollati chi fugge dalla fame e dalla morte.

Operare per una EU che contrasti le logiche del neocolonialismo che hanno generato la povertà di continenti ricchissimi di risorse e istituire nuove politiche di cooperazione solidale.

Certamente non sarà l’EU che conosciamo quella capace di mettere in atto tali proposte. Tuttavia le utopie rimangono tali fino a quando non si affrontano e non si mettono le problematiche sul tappeto.

Parlare di un’EU di cui c’è estremo bisogno non è fantapolitica ma politica a pieno titolo. Il silenzio o l’accettazione di politiche come le attuali serve solo a rafforzarle e a ritenerle come uniche soluzioni possibili delle questioni aperte. In realtà le alternative al pensiero unico ci sono sempre ma hanno bisogno di essere espresse.

Una politica di accoglienza deve essere anche in grado di contenere l’afflusso eccessivo di persone nel continente europeo e garantire l’occupazione affinché non venga scardinata dalla concorrenza di manodopera irregolare e ricattabile. Quindi stabilire un salario minimo europeo o nazionale. Garantire contratti nazionali di lavoro e combattere ogni forma di lavoro nero. Un’economia basata sullo sfruttamento di lavoratori non garantiti è un’economia malata che prima o poi genera dei mostri.

Abbiamo bisogno di un istituto  pubblico di ricerca farmacologica europeo in grado di produrre farmaci avanzati a basso costo per sottrarci alla speculazione di Big Farma.

Abbiamo bisogno di una politica europea per una alimentazione sana e senza chimica, certificata e protetta.

Abbiamo bisogno di un avanzamento democratico con il riconoscimento del ruolo delle associazioni e dei comitati ecologisti  nella difesa del territorio da impianti e politiche dannose e pericolose per l’ambiente  e per la salute di tutti.

Abbiamo bisogno di una politica europea per una Istruzione pubblica democratica, gratuita e avanzata, sottratta alle logiche del mercato.

Tante sono ancora le domande da fare, come quelle di un codice europeo per la sicurezza sul lavoro, per la tutela dei salari e degli stipendi, con l’istituzione di nuove modalità di recupero dell’inflazione.

Se si vuole veramente creare un’EU democratica le questioni sociali sono le prime che devono essere affrontate ma fino ad ora abbiamo avuto solo un’Europa liberista al servizio delle lobby. Le prossime elezioni possono essere una occasione per proporre un’alternativa reale e possibile.

Ho scritto questa lettera di getto, sotto la spinta delle considerazioni di Michele Boato. Non è certo esaustiva della complessità delle grandi tematiche della politica europea e delle tematiche più specificamente ambientaliste.  Non ho affrontato il tema del rispetto degli animali e della necessaria abolizione degli allevamenti intensivi, vero orrore dell'età contemporanea. Non ho affrontato il tema fondamentale del trasporto pubblico su ferro, vera panacea contro l'eccessiva motorizzazione civile, e tanti altri temi importanti di cui lascio a voi l'onere e l'onore di citare e discutere.  Di questo mi scuso con voi.  Considerate questa lettera un incitamento alla crescita di un dibattito ecologista nel Veneto  per la ricerca di una comune costruzione di una vera alternativa per l'Europa, per noi tutti e per il pianeta.

Giovanni Fazio

 

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