PRESENZA DI PFOA NELL’ACQUA POTABILE DI ARZIGNANO
COMUNICATOOMUNICATO STAMPA
Arzignano 3 dicembre 2023
La Delibera della Giunta Regionale 1590/2017 stabilisce i valori delle sostanze perfluoroalchiliche per le acque destinate al consumo umano per tutti i comuni del territorio regionale.
PFOA + PFOS <= 90 ng/l (di cui PFOA <= 60ng e PFOS <= 30 ng/l).
ALTRI PFAS <= 300ng/l
Ciò significa che la presenza di PFOA può essere accettata fino alla soglia massima di 60 nanogrammi litro, mentre il PFOS non deve superare i 30 nanogrammi litro.
La somma di questi due PFAS quindi non deve superare i 90 nanogrammi litro.
Ai due sopracitati PFAS la delibera regionale ne ha aggiunto altri 12, che qui non nominiamo, la cui tolleranza non deve superare la soglia di 300 nanogrammi/litro (Di questi altri PFAS non sappiamo assolutamente niente per quanto riguarda la loro tossicità né i danni che possono apportare alla salute umana.)
Quindi, per i comuni al di fuori della zona rossa, il totale di PFAS accettabile, secondo il decreto regionale, è di 390 nanogrammi litro.
La recente rivalutazione del PFOA da parte dello IARC ( l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) classifica tale molecola sicuramente cancerogena per l'uomo (classe 1).
Il PFOA è una sostanza appartenete alla classe degli interferenti endocrini, persistente bioaccumulabile e scientificamente senza soglia (ISDE).
Ad Arzignano, Acque del Chiampo ha rilevato, il 4 ottobre di quest’anno, la presenza di 14 ng/litro (nanogrammi per litro) di PFOA nell’acqua potabile. Sono dati decisamente più bassi di quelli degli anni scorsi, tuttavia la presenza di 14 ng/l di PFOA rende l’acqua non potabile dal punto di vista sanitario.
La somma degli altri pfas presenti nell’acquedotto di Arzignano (prima riga della tabella) è stata espressa in microgrammi (μg). Riportandola in nanogrammi (ng), abbiamo altri 30 ng/litro ( 30 nanogrammi per litro) di PFAS che vanno sommati ai 14ng/l di Pfoa.
Pertanto la presenza totale di PFAS nell’acqua di Arzignano è di 44 ng/litro.
La Regione Veneto dovrebbe quindi immediatamente modificare la delibera 1590/217 poiché la presenza di una sostanza sicuramente cancerogena mette a rischio i cittadini esposti.
Dovrebbe altresì avvertire la popolazione esposta e fornire alternative immediate all’acqua contaminata.
Portavoce di CiLLSA
Donata Albiero
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