UN TORRENTE DA SALVARE
“Chiare, fresche et dolci acque” …
Scorre placido e trasparente oggi il torrente. Dal
ponte di S. Zeno domino la vista delle acque che, nella furia dei temporali,
apersero larghi varchi tra pioppi e salici cresciuti nel suo letto. Piccole
isolette ne rallentano la corsa impetuosa e ne deviano la direzione rendendolo
docile e sereno. Non scaverà le sabbie erodendo le fondamenta degli argini, né
si scaglierà con rabbia contro i piloni del ponte.
Il
nostro torrente Chiampo un tempo ridotto a cloaca dove le concerie scaricavano reflui
immondi. Proprio questo corso d’acqua
che uomini di buona volontà riportarono al suo stato naturale, dove
nuotano trote e altri pesci, volano germani reali dalle verdi piume iridescenti
e candide gazzette, è oggetto ancora oggi
di attenzioni non del tutto amichevoli.
Le
ruspe del Genio Civile sono entrate sul suo letto, momentaneamente asciutto,
devastandone il fondo, trasgredendo norme e regolamenti.
Enormi
dinosauri di acciaio aggrediscono le rive strappando il verde manto
che accompagna le acque nel loro corso.
Nulla
sanno, gli operai di bio diversità da tutelare. Nulla sanno delle attenzioni per
rallentare la corsa selvaggia delle acque , strette tra gli argini, durante i
terribili temporali. Ignorano gli operai che i tronchi proteggono le murate
dalla furia delle acque mentre le radici trattengono il terreno sottostante.
Non
sanno nemmeno che esiste, insieme a tante altre pubblicazioni, il Manuale
per la gestione ambientale dei corsi d’acqua, a supporto dei consorzi di
bonifica, pubblicato dalla REGIONE VENETO.
Si
ricaricano le falde profonde quando le acque indugiano tra ciottoli, erbe
lacustri e sabbie, scendendo lentamente verso il mare lontano.
Molti non sanno che la quantità di acqua
conservata nelle riserve sotterranee si è abbassata, in tutta la regione, del
40%. La siccità si alterna alle piene. Ciò è in gran parte dovuto alla
impermeabilizzazione antropica dei suoli
che non consente alle acque piovane di scendere fino alle falde profonde. Gioca
un importante ruolo anche la velocità con cui le acque dei torrenti e dei
canali scorrono verso il mare senza essere trattenute dalla vegetazione.
Raschiarono
il fondo del letto e le rigogliose sponde, ricche di erbe e alberi dall’alto
fusto, svettanti verso il cielo. Le ruspe hanno divelto la macchia fluviale e
le seghe hanno abbattuto gli alti alberi
che proteggevano con i loro robusti tronchi gli argini e salvavano le
fondamenta delle murate dalla furia escavatrice delle piene.
L’articolo 9 della Costituzione recita “la Repubblica … tutela il
paesaggio
…” ma,
evidentemente, non la pensano così gli operai del Genio Civile.
Eppure,
decine di pubblicazioni spiegano come vanno trattati i nostri corsi d’acqua. A
mo’ di esempio citiamo un breve passo della Direttiva Quadro sulle Acque (Framework Water
Directive 60/2000/CE) e dal D. Lgs 152/2006:
“Ma le importantissime funzioni della vegetazione
riparia nell’ecologia fluviale non finiscono qua: essa fornisce ombreggiamento,
limitando, nei tratti di alveo fotosintetici, l’eccesso di proliferazione
algale e l’abbagliamento delle specie animali che non amano la luce
diretta come molti invertebrati e le trote che sono sprovviste di
palpebre e che predano gli invertebrati. Protegge inoltre l’acqua dal
riscaldamento favorendovi un adeguato tenore di ossigeno disciolto per la vita
che ospita: un vero e proprio scrigno di microhabitat per una moltitudine
di organismi, grandi e piccoli. Consolida altresì le sponde contrastandone
l’erosione e il franamento che causano l’interrimento accelerato di
zone fluviali di pianura. Con la sua “rugosità”, unitamente alla vegetazione
erbacea e ai salici arbustivi, frena l’impeto della corrente, trattiene
più a lungo l’acqua sul territorio mitigando le piene e aumentando i
cosiddetti “tempi di corrivazione”. Inoltre, il permanere dell’acqua sul
territorio ne favorisce l’infiltrazione laterale e quindi la ricarica della
falda mentre attua la regimazione naturale.”
Abbiamo sollecitato un maggiore impegno da parte della
Amministrazione comunale e da parte dei gestori ufficiali per la salute e la
grande bellezza del nostro torrente.
Continuiamo la nostra passeggiata lungo le sponde
ferite e vediamo gruppi di piccole acacie e virgulti di nuovi pioppi, emergere
dal terreno dopo le piogge di questi giorni, Ci auguriamo che abbiano miglior
sorte quando saranno cresciuti.
“ Chiare,
fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenzia insieme
a le dolenti mie parole extreme.”
Arzignano. Parco dello sport. La spalliera di acacie, a sinistra nella foto, ha le sue radici ai bordi del torrente |
Giovanni Fazio
Commenti
Posta un commento