IL LIBERISMO CHE AVANZA DOVE CI PORTA?
TITANIC
La crisi climatica si
evidenzia sempre più in tutte le manifestazioni della vita quotidiana. Essa non
è l’unico effetto del degrado generale delle condizioni del pianeta e non è
dissociabile dal ruolo che la finanza gioca in questo drammatico declino.
Infatti, l’avanzata dei grandi gruppi economici e finanziari è supportata dall’ideologia
liberista che gioca un ruolo centrale in questo processo autodistruttivo
dell’umanità.
Malgrado la sua irrazionalità, questa ideologia che mira solo a fare rapidamente sodi con i sodi, infischiandosi di tutte le conseguenze che ciò comporta, si è affermata come modo di pensare comune.
A causa di ciò, quanto avviene è considerato
“normale “ e naturale dai più. In realtà non c’è niente di normale nel processo
con cui pochi gruppi privati si impadroniscono di tutte le ricchezze del
pianeta a costi ambientali e umani inaccettabili. Malgrado le risorse
planetarie siano esauste, l’avidità porta le grandi concentrazione di ricchezza
verso la ricerca di sempre nuove fonti.
Per raggiungere i loro scopi le
grandi holding dell’economia hanno
bisogno di piegare lo Stato ai propri bisogni e alle proprie regole non
previste dalla Costituzione. La privatizzazione della moneta,
realizzata in gran parte dei paesi
democratici tra cui l’Italia a partire dagli anni ’80, ha privato lo Stato del
suo specifico ruolo di gestore della politica finanziaria.
Ormai sembra naturale che siano
le grandi banche private a gestire la
moneta e usarla per condizionare i governi, sempre più ricattati dal debito
pubblico, artatamente creato per condizionare le comunità ai bisogni delle
grandi multinazionali della finanza. Sotto la minaccia di fallimento, come è
avvenuto in Grecia, le banche
ordinano ai governi e ai parlamenti le riforme per spianare la strada a
ulteriori privatizzazioni e deregolamentazioni.
PRIVATIZZARE
Privatizzare significa mettere
le mani sulla sanità, trasformando il bisogno di salute in una nuova
miniera d’oro. Privatizzare significa impadronirsi della previdenza per
intascare i risparmi di chi ha lavorato tutta la vita. Privatizzare significa
il controllo, da parte di poche persone, dell’editoria e dei media
in modo da condizionare il modo
di pensare di milioni di uomini per convincerli ad accettare una innaturale
subalternità e le continue espropriazioni.
Privatizzare significa tenere saldamente in
mano il mondo dell’informatica e governare l’economia e il
pensiero dell’umanità attraverso algoritmi creati appositamente per
escludere ogni pensiero alternativo, realizzando così un vero e proprio dominio
delle menti, che si esprime nel cosiddetto “Pensiero Unico”
Privatizzare significa
espropriare gli stati del diritto di battere moneta, costringendoli ad
acquistarla dalle banche private, che la stampano e la creano dal nulla,
chiedendo nuovi interessi che accrescono di anno in anno il debito
pubblico.
Privatizzare significa espropriare
gli agricoltori delle loro terre. Oggi sette gruppi economici controllano
il 75% dell’intera terra coltivabile del pianeta.
Privatizzare significa impadronirsi
di tutta l’acqua potabile del pianeta per estorcere ricchezza a tutti i
cittadini e asservirli al loro ricatto.
Privatizzare significa impadronirsi
di tutte le nostre spiagge per controllare l’accesso al mare dei cittadini
e venderlo a caro prezzo.
Privatizzare significa pretendere
di brevettare la natura, animali, piante e, in futuro forse, anche
esseri umani, attraverso la manipolazione del DNA e la creazione di nuovi OGM: piante, animali
e batteri .
Nel loro immenso potere economico,
le nuove oligarchie pretendono di spazzare
via le democrazie, nate dall’ultimo conflitto mondiale, che vengono
considerate ormai un intralcio. Alcune grandi corporazioni multinazionali sono
ormai più ricche di stati come la Germania e la Francia messe insieme.
MALGRADO CIO’ IL
FINANZCAPITALISMO NON È IN GRADO DI GOVERNARE IL DECLINO DEL PIANETA
Il potere di questa forma estrema
di capitalismo però non è in grado di governare il rapido declino della vita
del pianeta e la trasformazione della terra in una landa in cui non ci sarà
più posto nemmeno per gli oligarchi che, malgrado le proprie convinzioni e il proprio
maldestro operato, sono anch’essi uomini come tutti noi.
I grandi azionisti delle compagnie
multinazionali, i banchieri, i padroni del Web non troveranno un rifugio
sicuro, in un pianeta dove i venti a cento chilometri all’ora tendono a
manifestarsi sempre più frequentemente, alimentando uragani e incendi
di intere province e città, l’innalzamento degli oceani, la scomparsa
delle foreste, l’aumento della temperatura terrestre oltre ogni
limite di sopportabilità, l’insorgere di nuove tremende epidemie e la resistenza
dei batteri agli antibiotici che già
provoca milioni di vittime ogni anno. Molte patologie torneranno ad essere
incurabili e i tumori provocati dall’inquinamento delle acque, dei
terreni e dell’aria troveranno nuovi alleati nell’aumento costante e
progressivo delle radiazioni prodotte dai nostri apparecchi.
Non ci stiamo inventando l’apocalisse e non stiamo parlando di fantascienza. Mentre la guerra imperversa nel cuore della stessa Europa, inghiottendo enormi risorse e creando sofferenza, fame , morte e disperazione tra la sostanziale indifferenza generale e la connivenza della stampa che ha silenziato perfino uno spettacolare raduno di un milione di giovani contro la guerra attorno a papa Francesco, c’è qualcuno che sta cominciando a capire quanto sta avvenendo sotto gli occhi di tutti.
Chi ha raggiunto la propria autonomia
di giudizio è, di solito, accusato di essere un catastrofista, un
allarmista, magari si troverà un contorto modo di definirlo anche filo putinista
per parole che non parlano di un futuro distopico ma di quanto avviene
quotidianamente in un presente dalle drammatiche evidenze innegabili.
Non c’è bisogno di aspettare
altri cinquant’anni per scoprire ciò che potrebbe causare il nostro balordo
sistema economico e le nostre abitudini di vita iperconsumistiche.
Noi mangiamo già cibi inquinati
da pesticidi cancerogeni e neurotossici, beviamo acqua abbondantemente
inquinata da PFAS e altre diavolerie, riduciamo i posti letto ospedalieri
e non sappiamo più dove curare le malattie indotte dalle nostre stesse
abitudini di vita.
TUTTO QUESTO PERO’ NON È DECISO
DA NOI
ma da chi trae da ciò profitti
enormi. L’inflazione non dipende da noi ma dalla speculazione sui
carburanti fossili. L’aumento
delle bollette non dipende da noi ma dal fatto che a causa delle sanzioni
contro la Russia compriamo il gas dagli americani pagandolo più del
triplo di quanto lo pagavamo ai russi.
IL DEBITO PUBBLICO
Continua
a salire il debito pubblico italiano,
che nella rilevazione relativa al mese di giugno 2023 ha fissato un nuovo
record storico. Secondo quanto comunicato dalla Banca d'Italia, l'incremento
mensile è stato di circa 28 miliardi di euro. Rispetto al dato dello stesso
mese dello scorso anno (2.771 miliardi di euro) il debito pubblico è
cresciuto di oltre 72 miliardi.
L’Italia
spenderà per interessi sul debito il 4,1% del Pil nel 2024, dopo
la breve tregua di quest’anno (3,7% grazie all’inflazione un po’ più leggera
che riduce i costi dei titoli indicizzati), il 4,2% nel 2025 e il 4,5% nel
2026.
Tradotta
in euro, la corsa della spesa
suona così: 75,6 miliardi quest’anno, 85,2 il prossimo, 91,6 miliardi e
100,6 nei due anni successivi.
Somma
enorme, tanto più se confrontata con quelle che per esempio il bilancio dello
Stato dedica all’istruzione (52,1 miliardi), alle politiche sociali e alla
famiglia (60,7 miliardi), al lavoro (19,4 miliardi), allo sviluppo delle
imprese (40,7 miliardi) o all’energia (20,5 miliardi).
Ma non è stato sempre così:
Fino agli inizi degli anni ’80 il
rapporto tra Debito Pubblico e ricchezza prodotta dal Nostro paese
(Pil) era intorno al 60%, ovvero perfettamente in linea e sotto controllo,
poiché producevamo ricchezza e spedavamo un po’ di più, ma con un rapporto
sostenibile.
Poi cosa è successo?
Dal 1981 la Banca
d’Italia, per decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi,
ha smesso di monetizzare il debito pubblico che è schizzato alle stelle. Una
storia che si è ripetuta, amplificata, con l’Euro e la BCE.
Ci hanno ingannato e ci ingannano ancora accusandoci
di avere fatto debito vivendo al di
sopra delle nostre possibilità. Questo non è vero, il debito è cresciuto
in maniera esponenziale e continuerà a crescere all’infinito, succhiando
le migliori risorse prodotte dal lavoro degli italiani, a causa della privatizzazione
della Banca d’Italia e del suo rifiuto dal 1981di acquistare le eccedenze
di titoli invenduti, come aveva fatto da sempre.
CONTINUANDO
COSI’ NON NE USCIREMO MAI
Le
risposte a questo andazzo di cose così esasperante ci sono e ci possono essere.
In fondo l’economia è un prodotto dell’uomo e, così come alcuni uomini l’hanno
alterata a proprio esclusivo vantaggio altri uomini potranno riportarla al
servizio dell’umanità e del pianeta.
Giovanni Fazio
Per i nostri bambini |
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