CRIMINI LEGALI

 

CHI E' RESPONSABILE DELLA CONTAMINAZIONE PFAS ?

 

Manifestazione no Pfas  davanti al tribunale di  Vicenza

 

Sabato 14 aprile la rivista Internazionale ha pubblicato un articolo di Adelaide Tenaglia e Stéphane Horel  dal titolo “Gli inquinanti eterni” già pubblicato su Le Monde in Francia.

 Si tratta di una ricerca internazionale ad opera di molti scienziati e

 giornalisti, corredata da una mappa che indica tutti i punti in

Europa, in cui si è manifestata la presenza delle PFAS. 

Una iniziativa epocale fa il punto su varie questioni relative alla contaminazione da PFAS che impone una dura ipoteca alla salute nostra  e delle prossime generazioni, determina costi elevatissimi per una bonifica che, in certi casi, è impossibile e rappresenta una minaccia di estinzione per il genere umano.

L’articolo solleva parecchie questioni, una delle quali riguarda il ruolo 

delle istituzioni e la loro responsabilità politiche etiche e legali.

Ne riportiamo di seguito un brano:

 


“Crimini legali 

“È molto difficile stabilire chi è responsabile”, avverte Ian Cousins.

 Come le aziende petrolifere con il riscaldamento climatico, “l’industria chimica era chiaramente consapevole da molto tempo dei problemi legati ai Pfas”.

 Per l’esattezza dal 1961, anno in cui la DuPont e la 3M si erano rese conto della tossicità dei Pfoa, come hanno mostrato i documenti interni resi pubblici grazie ai processi negli Stati Uniti.

E neanche le autorità lo ignoravano, almeno dal 2006, quando quelle statunitensi hanno ordinato di metterli fuori commercio.

 

Ma allora chi è responsabile, l’industria chimica o lo stato che non gli ha imposto delle regole?, si chiede Cousins.

Finora nessuno è andato in carcere per aver creato questa contaminazione storica e probabilmente eterna.

Ma possiamo veramente definirla un reato?

Lieselot Bisschop, che insegna diritto all’università Erasmus di Rotterdam, nei Paesi Bassi, si occupa del concetto di “reato industriale favorito dallo stato” (state-facilitated corporate crime).

Un’espressione che indica “i casi in cui le istituzioni pubbliche non disciplinano le attività commerciali illegali o socialmente dannose, oppure creano un contesto giuridico che permette a questi danni di prodursi e ripetersi nel tempo”. Attività spesso “terribili ma legali”, awful but lawful.

 

Martin Scheringer fa volentieri ricorso a questo concetto:

 “Per molto tempo le autorità non hanno considerato queste attività come un reato, ma come un fattore di sviluppo e una fonte di ricchezza.

Questo le ha spinte a commettere enormi errori negli ultimi cinquanta o sessant’anni, e questi errori si sono trasformati in reati”.

 

Queste dichiarazioni suscitano in noi molte riflessioni in merito al comportamento delle istituzioni nella nostra regione e in Italia.

Desta infatti scandalo che la Regione Veneto non consente ai medici di effettuare un controllo ematico per verificare la presenza di PFAS o meno nei soggetti a rischio.

Operai Miteni ( Foto G.Fazio)


È incredibile che dopo gli effetti che le Pfas hanno determinato sulle maestranze della Miteni, non è consentito ai medici del lavoro cercare le Pfas nel sangue degli addetti a lavorazioni a rischio come la concia, la depurazione dei rifiuti, le cartiere e le acciaierie, per citarne alcune. Molti operai della Miteni presentano i segni della terribile contaminazione e alcuni sono già morti per tumori e altre patologie correlate.

 Cosa stiamo aspettando per effettuare la dovuta prevenzione nel campo del lavoro?



E ancora: come possono andare serene verso il parto le donne incinte senza un esame del sangue che escluda la presenza di Pfas nel loro corpo, sapendo a quali rischi (certificati dai documenti pubblicati dalla Regione)  può andare incontro la loro gestazione e la salute degli embrioni che portano in seno?

 


Il Dipartimento di Prevenzione regionale ci deve spiegare come possiamo evitare di ingerire quotidianamente Pfas con gli alimenti se questi non vengono controllati.

La citazione di Martin Scheringer, quando afferma che col tempo, cioè man mano che aumenta  la consapevolezza di ciò che questi comportamenti delle istituzioni possono determinare per la vita e la salute delle persone “questi errori si sono trasformati in reati”, acquista sempre più consistenza giuridica e legale.

Non intervenire sull’acquedotto di Arzignano dove la presenza delle Pfas è documentata anche sulle bollette di Acque del Chiampo non è forse un grave colpevolezza da parte di chi dovrebbe tutelare la salute dei figli di un dio minore, quali in Regione vengono considerati gli arzignanesi?


Il tempo in cui di queste omissioni si dovrà rispondere, di persona, civilmente e penalmente davanti ad un tribunale si avvicina a grandi passi, considerato il fatto che si occupa di ciò anche la stampa internazionale.

 

A nulla varrà allora dire che le sostanze incriminate non erano normate o che qualcuno (chissà chi?) non aveva posto i limiti, dal momento che in questi anni di ingiustificata tolleranza e acquiescenza, la scienza ha totalmente messo fuori gioco tali scuse dimostrando quello che purtroppo era già fin troppo evidente fin dall’inizio.

 

Nel frattempo quanti bambini sono nati pagando lo scotto di tali negligenze? Quanti ictus, infarti, tumori si sono manifestati per lo stesso motivo? Quante autorizzazioni saranno state date a inceneritori (notoriamente non in grado di distruggere queste molecole)? Quante persone moriranno e sono già morte per questo?

 

Giovanni Fazio



Vi invito a leggere l’importante articolo citato che riportiamo nel LINK




 

 

 


 

 

    

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