PFAS AD ARZIGNANO: LA REGIONE NON RISPONDE

 


ENNESIMA RICHIESTA  DI MONITORAGGIO DELL'AMMINISTRAZIONE ARZIGNANESE

TUTTE LE PRECEDENTI 7 RICHIESTE SONO STATE RESPINTE

La Pec, inviata il 29 novembre dall'assessore Giovanni Fracasso, fa seguito alle dure critiche dell'operato della Regione Veneto da parte del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana, a conclusione della visita condotta in Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021.

Riportiamo alcuni  stralci della relazione

“ … Tuttavia, le autorità non hanno informato i residenti delle aree colpite né hanno dato informazioni sull’inquinamento da PFAS e sui rischi sulla salute della popolazione. Alcuni residenti sono venuti a conoscenza del problema della contaminazione tossica nel 2016-2017, quando la regione ha avviato un piano di sorveglianza sanitaria per la popolazione esposta ai PFAS nella critica zona rossa.

Le autorità regionali stanno anche monitorando la situazione sanitaria di alcuni abitanti e di alcuni prodotti alimentari in relazione all’inquinamento da PFAS. Tuttavia, questo monitoraggio è limitato alla zona più inquinata, il che solleva serie preoccupazioni per coloro che vivono nelle altre zone colpite circa il livello di inquinamento da PFAS nei loro organismi e la sicurezza dei prodotti alimentari che consumano…"



Di fatto L'accusa dell'alto commissario dell'ONU è quella di violazione dei diritti umani nel "civilissimo" Veneto.


https://donataalbiero.blogspot.com/2021/12/missione-onu-in-veneto-e-il-diritto.html

Incontro di M. Orellana con gli ecologisti del Veneto
4 dicembre  2021 

Il guaio è che la Regione fa orecchie da mercante e persiste nel suo comportamento ad un anno dalle disonorevoli critiche sulla gestione della più grande contaminazione da PFAS a livello mondiale.

Ormai sono arcinote le lesioni della contaminazione durante la gravidanza, tanto per dirne una, con danno al cervello dell'embrione in formazione.

Ci chiediamo: una donna ha il diritto di sapere se sta correndo questo rischio o no?

Senza gli accertamenti sulla presenza nel sangue dei PFAS  i medici non possono fare prevenzione.

L'alto commissario cita anche la mancanza di sicurezza nel consumo di alimenti prodotti nelle aree inquinate. 

Sono le sue parole e non quelle di uno sconsiderato "allarmista"

Restando sul tema, sono anni che chiediamo, tra l'altro, un controllo delle derrate alimentari avviate al mercato: perché non si fa?

Si provveda ad autorizzare i medici a fare il loro lavoro e a ripristinare il diritto inalienabile dei cittadini di conoscere cosa scorre ne proprio sangue!

GIOVANNI FAZIO 


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