MOBILITAZIONE SOCIALE NELLE AREE COLPITE DALL'INQUINAMENTO PFAS


UN  QUESTIONARIO PER CONOSCERE LA REALTA TERRITORIALE CONTAMINATA DAI PFAS ' 

SII CITTADINO ATTIVO! 


   Riceviamo da Alberto Peruffo, coordinatore del comitato editoriale del portale PFAS.land ( alcuni iscritti a CiLLSA ne fanno parte), questo importante invito alla partecipazione ad un questionario, proposto da ricercatori dell’università di Padova. 

Dopo avere anticipato suddetta iniziativa il 16 novembre 2020 nella nostra pagina di facebook,  riconfermiamo ora l'importanza della compilazione del questionario perché, ribadiamo come allora,  è  un altro  INVITO ALLA PARTECIPAZIONE ATTIVA,  alla lotta per ottenere giustizia e salute nella nostra regione. 

    Contiamo sull’intelligenza dei nostri lettori.                                                  Quando tutti i media sono monopolizzati dal potere, la voce dei cittadini può alzarsi attraverso i social: lo auspichiamo. 

 “Buongiorno e buon anno.

 Per chi non lo avesse già fatto tra i vari amici e compagni della lotta NO PFAS, volevo invitarvi a compilare il seguente questionario  e di condividerlo tra le proprie specifiche reti.

 Sara Fabbro (criminologa) e Giorgio Osti (sociologo), titolari della ricerca sulla Mobilitazione Sociale e Pfas in Veneto (v. allegato), sono persone molto preparate e molto serie. La loro ricerca aiuterà a portare ulteriore luce sulla nostra vicenda, la quale non è certa giunta alla fine, nonostante gli acquedotti e i processi in corso.

 In breve, vi sottolineo che:

ad oggi, nonostante i proclami politici, la bonifica del sito Miteni non è ancora partita e pure la MISO (messa in sicurezza operativa) non ha ancora i requisiti dichiarati dal suo nome e siamo ancora fermi alla MISE (messa in sicurezza di emergenza) e interventi complementari.

     Nell'ultimissimo BUR del 29 dicembre 2020 sono stati stanziati 60.000 euro dalla Regione per «un’attività di progettazione, caratterizzazione e indagine preliminare connessa ad entrambe le procedure» (la seconda delle "procedure" - notate il plurale - riguarda il vecchio sito della Rimar sulla collina di Trissino). 

     Questo insieme di intenzioni - "progettazione, caratterizzazione e indagine preliminare" - certifica la demenza politico-amministrativa dei nostri territori, a 7 anni dallo scoppio dell'emergenza Pfas. Significa che, nonostante la chiusura della fabbrica, la fonte maggiore di contaminazione PFAS delle nostre valli è ancora attiva e perde continuamente contaminante perché l'intervento è ancora "latente", ossia insufficiente e in ritardo.

     


La nuova udienza del processo PFAS a 4 fascicoli, che forse diventerà - se riunito - il più grande maxi-processo della storia giuridico-ambientalista italiana, è prevista per il 25 gennaio, Tribunale di Vicenza.

     Con noi il nostro avvocato Edoardo Bortolotto, in primis, ed Enrico Varali. Contattate loro per eventuali dettagli o necessità. Stiamo per concludere anche il fascicolo per la Corte Europea. Violazione dei diritti dell'uomo. Avvocato Antonella Mascia e c. 

    A riguardo di queste e altre violazioni, la Regione Veneto non ha infatti ancora risposto alle lettere PEC sugli alimenti e sulle analisi del sangue accessibili a tutti[1], inviate molti mesi fa. Tutto ciò è molto grave e lesivo dei diritti minimi della cittadinanza esposta, anche indirettamente. Non solo: causa Covid la Regione ha interrotto pure il regolare corso della Sorveglianza Sanitaria Pfas. Interruzione grave per la scoperta delle nuove correlazioni tra PFAS e polmonite da Covid 19. 

  


 
A ciò si aggiunga quanto si legge nell’ l'ultimo Rapporto sullo Stato dell’Ambiente del Veneto 2020 redatto dall'Arpav. Un corposo volume di 317 di pagine, dove la questione PFAS non è per niente aggiornata. Anzi, trattata malissimo, in poche pagine, con lacune impressionanti sulle sostanze emergenti e neppure una parola che sia una sulla bonifica Miteni, il non plus ultra ambientale del Veneto. Gravissimo, a conferma del primo punto. Di seguito il link per rendervene personalmente conto. Non serve molto. Poche pagine, dal numero 253. Leggetele, almeno per presa conoscenza di come gli ordini dall'alto sviliscono l'importante lavoro di un'agenzia creata per la difesa dei cittadini 

     Non ho ad aggiungere altro se non che presto pubblicheremo - almeno noi - un bellissimo articolo di "illustrazione popolare" di caratura europea - una collaborazione tra il nostro PFAS.land e gli scienziati delle EEB, European Enviromental Bureau, The Europe’s largest network of environmental citizens' organisations - per spiegare ancora meglio cosa sono i PFAS, a tutti i livelli di interesse e di comprensione.

 Vi aggiornerò più avanti e nel dettaglio, se sarà necessario, sulle denunce e
processi a nostro carico (in estrema sintesi: il 17 dicembre il nostro processo sul "blocco simbolico della Miteni 2017" è stato rinviato di un anno secco, al 16 dicembre 2021; il 23 dicembre 2020, l'antivigilia di Natale, il Tribunale di Belluno, 
mi ha consegnato la lettera di denuncia penale, che non ho ancora aperto, per non caricarmi di ulteriori pensieri tossici e procrastinabili: credo si tratti dello sbugiardamento dell'assessore all'ambiente, in diretta Radio Rai dell'aprile 2019).

 Mi raccomando il questionario.

C'è tempo fino al 9 gennaio (h 23.59), ancora qualche giorno.

 Può essere un aiuto concreto alla battaglia per i diritti comuni, nei limiti della ricerca universitaria, seria e internazionale, considerato il nostro rapporto diretto, viso a viso, con i ricercatori.

Buon 2021. 

 Alberto Peruffo"

Buon 2021, anche da parte  nostra. 

La redazione 


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[1] Come abbiamo più volte denunciato, molte autorevoli fonti di monitoraggio sugli alimenti dell’area inquinata, da Trissino a Vicenza e oltre Montagnana, testimoniano di un forte inquinamento dei prodotti agroalimentari della zona. Tali prodotti raggiungono i mercati senza controlli sulla presenza di PFAS e finiscono sulle nostre mense con quello che ne consegue sul piano della salute. Abbiamo chiesto anche che tutti i cittadini del Veneto possano accedere agli esami del sangue per accertarsi della presenza o meno di PFAS nel proprio sangue. Tali esami sono attualmente negati eccetto per una piccola parte della popolazione residente nella zona rossa.  Si fa presente che i PFAS, tra l’altro determinano un significativo aumento del rischio in gravidanza per pre eclampsia, bambini nati morti o sottopeso e nati con gravi malformazioni. (NdR)

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