ARZIGNANO E L’ACQUA CHE SI CONTINUA A BERE. IL DOPO GENTILIN



UN QUADRO DELLA SITUAZIONE DAL RECENTE INCONTRO DI UNA DELEGAZIONE DI CiLLSA CON L’A.D. DI ACQUE DEL CHIAMPO.


Il 28 giugno, nella sede di Acque del Chiampo si è tenuto un incontro tra la delegazione di CiLLSA (Attilio Piana, Donata Albiero, Giovanni Fazio) e l’A.D. Andrea Pellizzari per chiedere alcune informazioni in merito alla distribuzione di acqua potabile nel nostro comune. 
Era presente all’incontro il direttore generale di Acque del Chiampo ing. Alberto Piccoli.

Le domande poste come Associazione riguardavano la presenza di PFAS nel nostro acquedotto, eventuali progetti per diversificare la fonte cui attingere l’acqua, le molecole perfluoroalchiliche controllate, la costruzione di filtri per l’intero acquedotto, informazioni sulle cosiddette casette dell’acqua e la depurazione dell’acqua nelle sedi scolastiche.

L’A.D. Andrea Pellizzari si è riservato di fornirci una risposta scritta dettagliata su quanto da noi chiesto.

Tuttavia possiamo dare alcune anticipazioni per chiarire il quadro della situazione della nostra città in merito all’acqua che beviamo.


L’A.D. ci ha confermato che non esiste al momento alcun progetto prevedente la costruzione di un nuovo acquedotto per la nostra città; il servizio si baserà sempre sull’acqua pescata nei pozzi di Canove, che sono quelli da dove storicamente è stata sempre attinta l’acqua per Arzignano, salvo una parte minima che proviene dai pozzi di Grumello.
In futuro, ha aggiunto, si potrebbe addivenire ad un accordo con altri gestori che potrebbero cedere parte della loro acqua per miscelare la nostra.
Ciò significa che l’acqua del nostro comune, contenente molti PFAS, dovrà essere bonificata attraverso degli impianti di filtraggio a carboni attivi, così come è stato fatto da tempo per i comuni della zona rossa.

Avendo chiesto come mai tali opere di salvaguardia per la salute dei cittadini non siano ancora state realizzate, pur essendo nota la situazione del nostro acquedotto fin dal 2013, ci è stato risposto che “lo spazio per la collocazione di vasche e filtri a Canove è insufficiente e che attualmente si sta operando per l’acquisto di un terreno idoneo ma che le trattative per l’acquisto e le pratiche relative vanno molto a rilento”.


Quali riflessioni?


Chi governava la passata Amministrazione comunale, la società Acque del Chiampo e il Consiglio di bacino, a suo tempo, non ha ritenuto di attivare la costruzione dei filtri.
Scontiamo, pertanto, i ritardi inammissibili della amministrazione Gentilin. Dal 2013 ad oggi sono passati più di sei anni in cui abbiamo sentito solo parlare di “acqua oligominerale”.
La nuova gestione di Acque del Chiampo ha sollecitamente preso in considerazione l’installazione dei filtri alle prese di Canove, come da noi richiesto da anni; tuttavia i tempi tecnici per la realizzazione dell’opera non potranno essere inferiori ai due anni. Attendiamo in merito la risposta scritta dell’A.D. che sarà più dettagliata.


Iniziative in atto

È della nuova gestione di Acque del Chiampo l'installazione di  filtri a carbone attivo in due casette dell’acqua del comune di Arzignano, come del resto sta facendo anche nei dieci comuni che fanno capo alla società di gestione del servizio idrico.
Tali attività non sono pertanto il frutto della nuova amministrazione arzignanese, cui tuttavia riconosciamo di avere definitivamente accantonato la linea negazionista di Gentilin.
Vorremmo però ricordare all’assessore Giovanni Fracasso che non è il caso di commentare il fatto con toni trionfalistici, trattandosi di un piccolo intervento, sia pure molto apprezzato, che non può soddisfare certo i bisogni di una cittadina di 25.000 abitanti.
Nel nostro comune, i filtri sono stati installati in due stazioni (casetta sotto l’ospedale e casetta vicino alla stazione dei carabinieri).

Acque del Chiampo ha anche preso in considerazione le richieste nostre e dei cittadini arzignanesi, organizzati in vari comitati, tra cui anche quello delle mamme no PFAS, sull’acqua non contaminata da distribuire nelle scuole.                                                  
Ci sono voluti parecchi anni ma anche in questo caso si registra una nuova attenzione da parte del gestore.                                                              

Partirà a beve il bando per la gara relativa alla fornitura di piccole casette dell'acqua all'interno delle scuole dell'infanzia ed elementari nei dieci comuni di Acque del Chiampo. L'iter è stato rallentato dal fatto che non tutti i plessi e i comuni hanno comunicato in tempo i dati relativi alle scuole di pertinenza. Il bando di gara è stimato in circa 160 o 180 mila euro l’anno e il servizio durerebbe tre anni. 
Ovviamente la società risponde esclusivamente dei PFAS inclusi nel decreto Zaia (Decreto. Legislativo. n. 31/2001).  Infatti Acque del Chiampo si attiene al dettato della legge regionale che non contempla la ricerca dei “nuovi” PFAS.


Considerazioni finali

Ci riferisce la delegazione che, sulla base delle risposte ricevute (si è in attesa delle risposte scritte), Acque del Chiampo ha parzialmente tentato di tamponare l’inefficienza dell’amministrazione arzignanese nei limiti del possibile.

Come associazione, ribadiamo che i danni provocati dai ritardi si scontano sulla nostra salute e su quella dei nostri figli.
La ricerca incompleta dei PFAS dipende dalla Regione Veneto, anch’essa molto lenta e responsabile in parte dell’enorme danno provocato da Miteni e dal caos del sistema produttivo del Veneto.

Purtroppo non avremo mai ad Arzignano un acquedotto che peschi acqua senza PFAS, non solo per il torpore di chi ha amministrato il comune in tutti questi anni ma anche perché le sorgenti di acqua indenne da contaminazione si stanno rapidamente esaurendo.

Nei prossimi anni, all’incuria di Comuni e Regione si aggiungeranno gli effetti del riscaldamento terrestre, cui nessuno bada.
I nostri ghiacciai, fonte perenne di acque purissime, si stanno sciogliendo e se ne prevede la fine entro un periodo più breve di quanto precedentemente stimato. Le falde profonde ce le siamo giocate quasi tutte e le acque superficiali, abbondantemente inquinate dagli scarichi industriali, non saranno utilizzabili e, con esse, ovviamente, nemmeno quelle dei laghi e dei fiumi.

Invitiamo i cittadini a riflettere seriamente su quanto è avvenuto e quanto sta avvenendo, alle conseguenze sulla nostra salute e su quella dei nostri figli, mettendo da parte interessi di parte o di bandiera e pensando all’acqua come prezioso BENE COMUNE scioccamente dilapidato da chi avrebbe dovuto tutelarlo.







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