UNA RETE DEI CITTADINI, DEI COMITATI E DELLE ASSOCIAZIONI


VERSO UNA VERTENZA PER IL RISANAMENTO DEL VENETO DEVASTATO DAI PFAS


















ASSEMBLEA NO PFAS  A BRENDOLA 1 GIUGNO 2018  

















DOCUMENTO UFFICIALE DI CiLLSA 

UNA RETE DEI CITTADINI, DEI COMITATI E DELLE ASSOCIAZIONI
Verso una vertenza per il risanamento del Veneto devastato dai PFAS

Premesso che
·        l’inquinamento delle falde idriche del Veneto occidentale è una delle più grandi catastrofi che ha messo a rischio circa 350 000 abitanti delle zone Sud di tre province (Vicenza, Padova e Verona) per quanto riguarda l’avvelenamento da PFAS delle acque superficiali e profonde, nonché di una considerevole parte della rete degli acquedotti civili,
·        l’ARPAV ha effettuato una ricerca secondo cui il maggior responsabile di tale inquinamento è l’azienda Miteni di Trissino,
·        una fonte importante di inquinamento è presente nel distretto conciario di Arzignano il quale, attraverso il condotto A.Ri.C.A,  scarica i reflui della lavorazione delle pelli nel fiume Fratta-Gorzone
·        il dotto A.Ri.C.A. oltre ai reflui del depuratore di Arzignano raccoglie quelli dei depuratori di Trissino, Montebello, Lonigo e Cologna Veneta,
·        che l’inquinamento da perfluorati delle acque superficiali e profonde è la causa, della contaminazione del settore agroalimentare del bacino irriguo del Fratta-Gorzone fino a Chioggia e alla laguna di Venezia,

Tenendo conto del fatto che
TUTTI I CITTADINI DEL VENETO HANNO UGUALI DIRITTI

RITENIAMO
·        che l’obiettivo di acqua potabile a zero PFAS debba essere applicato a tutti gli acquedotti per l’acqua potabile del Veneto.
·        che per tutti sia applicato il principio di precauzione per cui nell’attesa della progettazione e messa in opera dei nuovi acquedotti (che richiede tempi medio lunghi) sia garantita ai cittadini acqua zero PFAS attraverso l’applicazione temporanea di filtri, così come è stato fatto per la “Zona Rossa”. 
·        che debbano essere rimosse le cause dell’inquinamento
Relativamente a questo punto è di primaria importanza la totale chiusura del dotto A.Ri.C.A. agli scarichi industriali e la messa in opera dell’accordo del 17 marzo 2017 finalizzato al disinquinamento del Fratta-Gorzone.

Riteniamo infatti il condotto A.Ri.C.A, che da più di trenta anni scarica i reflui dei depuratori di Trissino, Arzignano, Montebello, Lonigo e Cologna Veneta, nel Fratta-Gorzone, responsabile dell’inquinamento delle acque superficiali e profonde di tutto il bacino irriguo del suddetto fiume. Lo riteniamo, altresì causa della contaminazione dei prodotti agricoli, degli allevamenti, e delle acque della laguna veneta.  
A tal proposito la CiLLSA ha lavorato ad un progetto per il quale faremo al più presto un convegno, per il riutilizzo a circuito chiuso delle acque reflue industriali dei cinque depuratori debitamente depurate.
Nel dotto A.Ri.C.A. andrebbero, dopo depurazione, esclusivamente le Acque delle fognature civili.
Per i dettagli rimandiamo alla documentazione che presenteremo al convegno. Precisiamo comunque fin da ora che si tratta di una delle misure già prevista nell’accordo Stato Regione del 2005, controfirmato da tutti i contraenti, compresi rappresentanti del distretto conciario di Arzignano e mai realizzato.

Un altro progetto che CiLLSA presenterà nella stessa occasione è quello di Davide Sandini che prevede la deviazione del Poscola al fine di preservarne le acque dall’inquinamento derivato da Miteni.
Riteniamo infine come uno degli obiettivi più importanti da perseguire il sequestro cautelativo degli stabilimenti Miteni, massimo responsabile del disastro ambientale come certificato da ARPAV
 
La contaminazione da PFAS delle campagne ha prodotto il più grande disastro agroalimentare mai avvenuto in Veneto.
Riteniamo che i PFAS contenuti negli alimenti e mai sottratti alla commercializzazione da parte dei responsabili della sicurezza alimentare, siano la maggiore minaccia alla salute dei cittadini, anche se, fino ad ora, nessuno ha affrontato seriamente questo che è un problema veramente esplosivo per le conseguenze a catena che ne deriveranno.
La bonifica degli acquedotti non ci salverà dalla contaminazione se non sarà accompagnata da misure efficienti che garantiscano l’esclusione dei PFAS dalle nostre mense e, soprattutto, da quelle dei nostri bambini.

PREVENZIONE NEGLI ALIMENTI

Il monitoraggio sugli alimenti prodotti nella “Zona Rossa”, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 28/11/2017, ha rilevato la presenza in alcune aziende di alimenti fortemente contaminati da PFAS.
Sono stati repertati
  • campioni di fegato bovino contenenti 4500 ng/kg di PFOS,
  • campioni di fegato di suino con 39000 ng/kg di PFOS e
  • Campioni di uova contenenti 22000 ng/kg di PFOA
Si tratta di dati allarmanti che spiegano come in alcuni casi, cittadini che da tempo bevono solo acqua minerale, presentano un’alta presenza di tali contaminanti nel sangue. Ciò è dovuto al fatto che i PFAS sono stati introdotti con gli alimenti.

Il criterio con cui l’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato la mancanza di criticità in tali reperti si basa sull’adozione di una misura molto discutibile prodotta dall’EFSA ( ente europeo per la sicurezza alimentare): la cosiddetta DGA (dose giornaliera accettabile) che garantirebbe la sicurezza dell’assunzione di tali sostanze entro determinati limiti prefissati.
Per fare un esempio dei limiti di sicurezza fissati dall’EFSA per un bambino dal peso di 10 chili, la DGA del PFOS sarebbe di 1500 ng al giorno e, contemporaneamente, la DGA per il PFOA sarebbe di 15000 ng al giorno.
La DGA per gli altri 10 PFAS a catena corta, repertati negli alimenti suddetti, non viene calcolata perché l’EFSA non la ha ancora determinata per queste molecole).

Sempre secondo l’EFSA,,
Nel caso di un soggetto che pesa 70 kg la DGA di PFOS sarebbe di 10.500 ng al giorno
mentre per il PFOA si arriverebbe a 105 000 nanogrammi di PFOA al giorno.
Se si riflette sul fatto che in un litro d’acqua non si accettano, attualmente nel Veneto, più di 30 ng di PFOS e 60 ng di PFOA, ci si accorge di quanto assurda siano le dosi di perfluorati che l’EFSA   ritiene prive di criticità.
L’EFSA che garantiva, con la sua assurda DGA, la sicurezza degli acquedotti della Zona Rossa prima della attuale bonifica, è sicuramente co-responsabile  degli effetti che l’acqua a suo dire potabile, ha provocato sulla popolazione rsidente.
Malgrado ciò, è adottando queste misure discutibilissime che il Dipartimento Regionale di Prevenzione della Regione Veneto ha dichiarato che i risultati del monitoraggio sugli alimenti non presentano alcuna criticità se non che per alcuni pesci di acqua dolce.
(Tutto ciò ci ricorda gli argomenti usati a suo tempo nel 2013 dai responsabili SPISAL della ULSS 5 di Arzignano per rassicurare le persone in merito all’acqua contaminata che stavano bevendo a Brendola e a Lonigo. Chi c’era ricorda. Come si vede la storia si ripete.)
(NB: per l’americana E.P.A.  (Agenzia per la protezione dell’ambiente), la dose giornaliera per PFOA e PFOS per lo stesso bambino che pesa 10 kg sarebbe di 200 ng/al giorno.
Una bella differenza tra America ed Europa. Discrepanze che la dicono lunga sulla pretesa scientificità di queste misure.)
Oltre tutto i pfas fanno parte della classe delle molecole POP (persistenza e accumulo) motivo in più per escluderne l’assunzione anche in piccole dosi.

Chiediamo pertanto che il concetto di DGA sia escluso dal calcolo del rischio e che unico parametro per l’edibilità degli alimenti sia la totale assenza di contaminanti.


PREVENZIONE e BONIFICA

a)     Risanamento del dotto A.Ri.C.A. attraverso un intervento presso i depuratori cui è collegato A.Ri.C.A.  per realizzare un CIRCUITO CHIUSO delle acque industriali (già previsto nell’accordo stato regione del 2005);
b)     Censimento di tutti i pozzi privati della regione, bonifica o chiusura di quelli contaminati.
c)      Censimento di tutte le aziende agricole e controlli programmati dal dipartimento di Prevenzione, con esclusione dal commercio dei prodotti contaminati.
d)      Censimento di tutti gli allevamenti della regione con controlli programmati del dipartimento di prevenzione ed esclusione dal commercio dei prodotti (animali o derivati) contaminati.
e)     Monitoraggio con esami e visite mediche di tutti i cittadini esposti (se contaminati) e dei portatori di patologie correlate alla contaminazione da PFAS (gratuiti ed esenti ticket).
f)       Corsi di informazione per la cittadinanza e per gli operatori sanitari.

PER LE AZIENDE CHE PRODUCONO O USANO I PFAS

  • Adozione delle misure previste dalla Conferenza di Madrid del 2015
  • Adozione di controlli di Arpav delle emissioni di perfluorati in atmosfera per le zone abitate che si trovano in prossimità delle aziende che fanno uso di perfluorati, controlli delle emissioni all’interno delle aziende, misure di prevenzione per il personale in fabbrica, compreso la ricerca e il dosaggio dei PFAS nel sangue da parte dello SPISAL.
  • Garanzia occupazionale con reimpiego del personale in lavori di bonifica in caso di chiusura della Miteni.

RISARCIMENTI

Istituzioni e rappresentanti del movimento chiederanno il risarcimento per i danni arrecati ai cittadini, all’ambiente, agli allevamenti, alle aziende agricole e all’economia dell’intera regione ai responsabili dell’inquinamento e a coloro che, a vari livelli istituzionali, hanno contribuito con atti omissivi e/o complicità al realizzarsi del disastro ambientale.


CONCLUSIONI

Aprire una vertenza per un totale cambio di paradigma, tale da ripristinare in Veneto la qualità della vita, considerando la vastità del fenomeno inquinante, le caratteristiche dei danni provocati a vasti strati di popolazione, alle risorse idriche della regione, all’agricoltura, agli allevamenti e alle industrie alimentari, è impresa molto ardua che può essere intrapresa solo da un ampio fronte di cittadini, di associazioni e di comitati, quali quelli che si sono formati in cinque anni di lotte dall’esito incerto e contraddittorio.
  
Occorre recuperare l’esperienza positiva maturata nella realizzazione dei grandi eventi, come le manifestazioni davanti a Miteni o quelle relative alla venuta in Italia dell’avv. Robert Billot, per aprire una Convention.
Una vasta area composita, caratterizzata da diverse storie, esperienze e competenze sta dando vita ad un GRANDE SOGGETTO in cui tutti, pur mantenendo la propria peculiarità e fisionomia, si riconoscano, capace di valorizzare e accogliere le diversità come risorsa e individuare comuni obiettivi, e comuni strategie, diverse a seconda delle controparti con cui si confronterà.
UNA RETE DEI CITTADINI, DEI COMITATI E DELLE ASSOCIAZIONI può essere quel soggetto dinamico e molteplice, espressione riconosciuta del POPOLO INQUINATO DAI PFAS.
Solo un tale soggetto, per la sua vastità e per la sua autorevolezza potrà confrontarsi con una realtà costituita da fortissimi interessi economici, rappresentati da autorevolissime lobby nazionali e internazionali con agganci forti nella politica e nelle istituzioni;
con una magistratura sensibile al vento dell’opinione pubblica e della stampa;
con istituzioni che storicamente non si sono opposte al degrado e sono intervenute, con molto ritardo e parzialmente, solo quando la piazza ha cominciato a mettere in discussione il consenso che le sorregge.  

Non è pensabile che qualcuno di noi, in piena solitudine, possa essere in grado di far fronte da solo a una controparte così forte e composita.
 Non dimentichiamo il ruolo che le lobby della chimica o dell’agroalimentare svolgono in Europa e nel mondo, la loro capacità di modificare le decisioni dei politici europei, come è recentemente avvenuto per la ennesima proroga concessa al Glifosato dalla Commissione Europea.

Guardiamo in faccia i nostri bambini, gli adolescenti, i ragazzi e le mamme in attesa di un bebè. Pensiamo a loro prima di prendere qualunque decisione perché è del loro futuro che si sta discutendo.

CiLLSA propone questi obiettivi alla riflessione del Movimento

Arzignano 01/06/2018




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