MITENI SCARICA “LIQUAME” SUI CONCIARI



I CONCIARI LO SCARICANO NEL FRATTA GORZONE


Scoppia la polemica dopo le affermazioni su uno studio di mercato, divulgato con un certo clamore dalla Miteni il 28 giugno, da cui emerge che negli anni sono giunte in Veneto centinaia di tonnellate di perfluorati (cento tonnellate solo l'anno scorso, e il flusso continua perché il mercato lo richiede con forza) che non sono passati per l'azienda di Trissino ma sono stati acquisiti da circa 500 imprese per i loro utilizzi produttivi.

E’ chiaro il tentativo di Miteni di scaricare su un soggetto molto allargato la responsabilità dell’inquinamento delle falde, che secondo il controllo effettuato da ARPAV, trova proprio nell’industria di Trissino il maggiore responsabile (95%).

Il tentativo maldestro di Miteni di allargare il soggetto responsabile dell’inquinamento includendo altri non sarà sufficiente a scagionarla da un danno che affonda le sue radici negli anni ’70.
 Tuttavia è importante leffetto provocato dalla emersione di nuove responsabilità fino ad ora maldestramente nascoste.

SOTTO ACCUSA IL DISTRETTO CONCIARIO DI ARZIGNANO.


E’ noto che le aziende che trattano la rifinizione delle pelli adoperano prodotti perfluorati per l’impermeabilizzazione delle stesse. Lo abbiamo scritto più volte, anche in occasione della denuncia del mancato intervento di SPISAL della ULSS 5.


Solo dopo le dichiarazioni di Miteni l’assessore Luca Coletto si accorge che uno dei maggiori utilizzatori dei PFAS in zona è proprio il distretto concia, un po’ tardino ci pare.

 Riportiamo le sue dichiarazioni al Giornale di Vicenza

 “SI PARTE DAL VICENTINO.
Un punto di partenza è fissato: «in considerazione del possibile utilizzo di queste sostanze nel settore conciario, della presenza di un elevato numero di imprese nel territorio in questione e della presenza di un significativo inquinamento delle falde acquifere da Pfas, si ritiene opportuno iniziare il controllo nel "distretto della concia di Arzignano"» con l'Ulss Berica. Il piano prevede di attivare un gruppo regionale Reach-Pfas, raccogliere informazioni sulle aziende presenti e poi «avviare una serie di controlli in due imprese del settore concia» proponendo una sua specifica applicazione del "Piano nazionale Reach" che arriva dall'Europa e regola la registrazione-restrizione delle sostanze chimiche. “

Manifestazione a Cologna Veneta 1988
L’assessore Coletto assegna il compito dei nuovi controlli del REACH veneto allo SPISAL di Arzignano, quello che imbucava le analisi degli operai Miteni fatte dal dott. Costa e che non ha mai effettuato un prelievo di sangue agli operai di Arzignano per constatare il livello di contaminazione da PFAS degli addetti allo spruzzo (ma non solo.
Siamo veramente in ottime mani!



Ringraziamo Miteni per avere, involontariamente, interrotto il sonno dell’assessore.

Ma dove era Coletto nel 2013?

E come mai non si è insospettito quando, nel 2016, conciari e Miteni insorsero contro i limiti allo scarico di PFAS (troppo restrittivi, a sentir loro) posti dal ministro Galletti al dotto A.Ri.C.A.?

E cosa hanno fatto comuni, industriali, province, regione e ministero dal 2005, anno del varo del progetto decennale di bonifica del FRATTA GORZONE? Quello che avrebbe dovuto rivedere metodi di smaltimento, linee produttive, materiali adoperati ecc. per liberare la bassa pianura veneta da un inquinamento più che trentennale?





Assolutamente niente, lasciando che il progetto scadesse nel dicembre del 2015 in un flop sapientemente manovrato.



A chi sono serviti dieci anni di stallo se non a chi tranquillamente versava, insieme ad altro, PFAS nel dotto A.Ri.C.A. e quindi in tutto il bacino irriguo del Fratta Gorzone, giù, giù fino alla laguna veneta?

A chi dobbiamo le Vongole ai PFAS?

A chi dobbiamo l’esclusione di Arzignano dalla mappa regionale dell’inquinamento? Si voleva forse con ciò porre un pudico velo sulle responsabilità specifiche del distretto della concia?

Ci chiediamo infine se l’ARPAV, in questi anni, abbia mai effettuato un controllo dei camini degli spruzzi mirato ai PFAS? O abbia controllato i reflui delle specifiche aziende.

Queste le domande cui l’intelligenza dei lettori darà una inevitabile risposta.

CiLLSA, oltre alla richiesta di sequestro cautelativo di Miteni, ha già prodotto uno studio che prevede la chiusura degli scarichi industriali nel dotto A.Ri.C.A. attraverso la realizzazione di circuiti chiusi nei cinque depuratori afferenti e la separazione degli scarichi industriali da quelli civili.

Condividiamo anche quanto dichiarato da Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia:

 «Insieme a comitati e altre associazioni ambientaliste riteniamo che, per proteggere adeguatamente l'ambiente e la salute di un territorio e di una popolazione già gravemente colpita, debba essere evitata l'emissione nell'ambiente di ogni singolo nanogrammo di qualsiasi tipo di Pfas.                                                                                                                                              Proprio per questo, da tempo chiediamo alla Regione Veneto che, oltre al rapido avvio delle opportune bonifiche nel sito produttivo di Miteni, vengano individuati e censiti tutti gli scarichi inquinanti, in accordo con quanto disposto dal decreto regionale del marzo 2017. Inoltre occorre favorire una rapida riconversione industriale di tutti quei processi responsabili dell'inquinamento da Pfas. Alternative più sicure a queste sostanze esistono e sono già disponibili sul mercato»

A buon intenditore poche parole.



CiLLSA
COMITATO ZERO PFAS AGNO CHIAMPO






NB Le iscrizioni al Comitato Zero Pfas Agno Chiamo procedono molto bene e i cittadini continuano a chiederci moduli per la raccolta delle firme. Per scaricarli basta aprire il LINK

Commenti

Post popolari in questo blog

GIS UNO STRUMENTO A DISPOSIZIONE DI TUTTI

ECOFESTA 2023 IN ARZIGNANO E PROGRAMMA COMPLETO

DEPURATORE DI ARZIGNANO: UNA RADICALE INVERSIONE DI ROTTA