Decisione storica degli Usa contro gli Pfas
Limiti zero nell’acqua potabile per salvare 100 milioni di persone nei prossimi anni. Italia ed Europa restano a guardare
LIMITE ZERO PER PFOA E PFAS CANCEROGENI
BIDEN STANZIA 12 MILIARDI DI DOLLARI PER LA QUALITA’
DELL’ACQUA POTABILE.
di
Luisiana Gaita | 15 APRILE 2024
L’Agenzia per la protezione
ambientale degli Stati Uniti (Epa)
ha annunciato di aver fissato limiti molto bassi per
la presenza nelle acque potabili di sei molecole
del gruppo dei Pfas (sostanze poli- e
perfluoroalchiliche), le sostanze utilizzate in industria che, chiamate “forever chemicals” (inquinanti eterni) per la
loro lunga persistenza nell’ambiente, sono associate a numerosi problemi per la salute.
Per le due molecole collegate a
forme tumorali (il Pfoa, cancerogeno per l’uomo e il Pfos,
possibile cancerogeno) il limite fissato dall’Epa è pari allo zero tecnico.
Con questo provvedimento, l’agenzia Usa
prevede che nei prossimi anni si eviterà l’esposizione di circa cento milioni di persone ai Pfas nell’acqua
potabile, prevenendo migliaia di decessi attribuibili
a queste sostanze.
Unione
europea e Italia, invece, restano indietro.
“Eppure
il Veneto è teatro di uno dei più grandi casi di
contaminazione da Pfas al mondo e Greenpeace Italia ha dimostrato la
presenza di queste sostanze anche nei corsi d’acqua della Toscana e nelle acque potabili
di diversi comuni della Lombardia e del Piemonte, a concentrazioni che, da oggi,
negli Stati Uniti sono considerate pericolose per la salute umana”
, denuncia Giuseppe Ungherese, il responsabile
della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Il
piano strategico made in Usa
L’Epa ha stabilito limiti molto bassi, oltre
che per Pfos e Pfoa, anche per Pfhxs, Pfna e Hfpo-da,
altrimenti noto come GenX Chemicals, ma anche un limite per le miscele di due o più di questi ultimi tre Pfas,
nonché del Pfbs, che negli anni le industrie
hanno iniziato a utilizzare in sostituzione del Pfos per tante applicazioni.
Questa misura fa parte della Pfas
Strategic Roadmap dell’Epa. L’amministrazione Biden sta investendo nove miliardi di dollari, la somma più alta messa mai a
disposizione sul fronte degli inquinanti eterni. Saranno utilizzati per
consentire alle comunità a far fronte alle situazioni di inquinamento
dell’acqua potabile da Pfas e altri contaminanti emergenti. A queste risorse,
vanno aggiunti i 12 miliardi di dollari
stanziati per migliorare la qualità dell’acqua potabile in
generale, obiettivo che include la lotta ai Pfas, anche di ultima generazione.
“L’acqua potabile contaminata da Pfas ha
afflitto le comunità di questo Paese per troppo tempo. Ecco perché il
presidente Biden ha fatto della lotta ai Pfas una priorità assoluta, investendo risorse storiche per
affrontare queste sostanze chimiche dannose e proteggere le comunità a livello
nazionale” ha spiegato l’amministratore dell’Epa, Michael Regan.
Cosa accade in Europa – Nel frattempo, le misure prese
dall’Unione europea sono di tutt’altro tenore. Se il regolamento sugli imballaggi in via di approvazione prevede il
divieto di Pfas a contatto con gli alimenti (negli Usa le aziende hanno di
recente dato seguito a un accordo per interromperne l’uso), proprio in questi
giorni il Parlamento di Bruxelles ha confermato l’intesa politica con i governi
per rivedere le norme in materia di gestione delle acque e
di trattamento delle acque reflue delle città. La presenza di inquinanti
chimici nelle acque, Pfas compresi, sarà “rigorosamente monitorata”,
ma non è previsto alcun obbligo specifico.
Al momento il divieto di produzione
concerne solo alcune di queste sostanze, ovvero Pfos e Pfoa. Per tutte
le altre (circa 14mila secondo l’Environmental protection agency e sei milioni
secondo PubChem) esistono delle soglie, fissate a livello europeo nel 2006, e
ritenute insufficienti per tutelare la salute.
A febbraio 2023, cinque Paesi europei (Danimarca,
Germania, Svezia, Paesi Bassi e Norvegia) hanno presentato all’Echa, l’Agenzia
europea che si occupa della regolamentazione delle sostanze chimiche prodotte e
immesse in commercio, una proposta di revisione del
Regolamento Reach del 2006 per la messa al bando.
Nel 2020, l’Europa ha poi adottato
una direttiva (attuata in Italia nel 2023) che entrerà
in vigore solo nel 2026: il limite per la presenza di Pfas nell’acqua sarà di cento
nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas (24 in Italia), e cinquecento
nanogrammi per
tutti i Pfas (gli oltre 10mila).
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I Paesi che fanno passi in avanti
Di fatto, però, alcuni Paesi hanno già
imposto limiti anche cinquanta volte inferiori rispetto
a quelli della direttiva.
La
Danimarca ha posto un limite per la somma di quattro
sostanze (Pfoa, Pfos, Pfna e Pfhxs) pari a due nanogrammi per litro e
ne ha vietato l’utilizzo nei contenitori alimentari.
Si muovono nella stessa direzione, per
quanto riguarda la presenza di Pfas nelle acque, anche Svezia, Olanda e la
regione belga delle Fiandre.
Lo scorso 4 aprile, la Francia ha deciso di vietare la produzione e la vendita di
Il disegno di legge proposto dal deputato ecologista Nicholas Thierry è
stato approvato in Parlamento con 187 voti a favore (di più schieramenti
politici) e cinque contrari. Dal 1gennaio 2026, i Pfas saranno vietati
nei cosmetici, nella sciolina e
nella produzione di abiti, salvo quelli per la protezione
professionale. Il bando esclude per ora le pentole e altri utensili da cucina.
In Italia i limiti non
garantiscono la sicurezza
In Italia, invece, non si vedono provvedimenti di questo tipo all’orizzonte. Il ministero della Salute ha fissato come valore massimo nelle acque destinate al consumo umano cinquecento nanogrammi per litro per i Pfoa e trecento per i Pfos (cancerogeni).
Nonostante i casi italiani di contaminazioni, in primis quello del Veneto.
“In Italia l’inquinamento da Pfas è un’emergenza nazionale fuori controllo, soprattutto per la mancanza di provvedimenti che limitino l’uso e la produzione di queste sostanze a tutela dell’ambiente e della salute.
Il governo Meloni segua l’esempio degli Stati Uniti e adotti subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di
queste pericolose molecole”, commenta Ungherese di Greenpeace.
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