LA REGIONE NON PUO’ PIU’ GIUSTIFICARE L’IMPEDIMENTO AGLI ESAMI DEL SANGUE
COORDINAMENTO ECOLOGISTA VENETO NO PFAS
Sabato 25 febbraio ’23 a Padova, presso i Beati i costruttori di pace, con un incontro di varie associazioni ecologiste (Ecoistituto del Veneto, ISDE, No inceneritori e Acqua Bene Comune di Padova, Cillsa di Arzignano, PFASland del Vicentino, Forum Rifiuti Zero Veneto, Decrescita felice, No pesticidi, Opzione zero di Mira, Movimento dei Consumatori) e i rappresentanti della Cgil di Vicenza e del Veneto, si è data vita al Coordinamento No PFAS Veneto per far fronte all’enorme problema della contaminazione che coinvolge gran parte del territorio e della popolazione della regione.
INFORMAZIONE
DI SERVIZIO
Per
mantenere i collegamenti tra i membri
del COOCRDINAMENTO e e con coloro che intendono aderirvi, abbiamo creato un GRUPPO
GOOGLE dedicato https://groups.google.com/g/no-pfas-veneto
.
Per aderire scrivere a: micheleboato14@gmail.com
Sono in formazione i gruppi giuridico, scientifico e per l’informazione
L’intervento di Paolo Righetti, della Segreteria Regionale
CGIL, pubblicato sul numero di aprile - maggio di TERA E AQUA è il primo passo del Coordinamento verso una azione comune contro il
nullismo delle istituzioni e l’aggravarsi della contaminazione sul territorio e
nelle persone.
Uno dei punti focali sul quale aprire una prima vertenza è
quello della tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini. La diffusione atmosferica
delle PFAS non è più un segreto per nessuno. Lo dimostrano anche gli studi del prof.
Merleer sugli operai della Miteni, così come sono a tutti noti gli
effetti sulla salute umana delle PFAS, che vanno dai tumori a gravi malattie croniche,
dagli infarti e ictus ai danni alle gravide e agli embrioni.
La Regione non può più giustificare l’impedimento
agli esami del sangue per i lavoratori in ambienti contaminati, per le gravide e neonati, per citare alcuni punti caldi di una prossima vertenza che,
insieme al sindacato, le organizzazioni che fanno capo al Coordinamento
intendono aprire avendo come controparte la Regione Veneto, i suoi tecnici e i
suoi vertici politici.
Giovanni Fazio
INQUINAMENTO DA PFAS NEL VENETO
La vertenza continua
Di Paolo Righetti
I Pfas sono sostanze chimiche
impermeabilizzanti usate in molte produzioni industriali – padelle
antiaderenti, abbigliamento sportivo, schiume antincendio – sono altamente
persistenti, determinano un forte bioaccumulo nel sangue e nell’organismo, sono
una possibile causa o con-causa di tumori e di correlazione con diverse
patologie.
A distanza di 10 anni dalla
scoperta dell’inquinamento da Pfas, che ha prodotto e sta producendo i suoi
deleteri effetti sull’ambiente e sulla salute di almeno 500 lavoratori
che hanno lavorato nel sito produttivo della Miteni di Trissino (Vi),
principale fonte di tale inquinamento, e su più di 300mila persone che
vivono nelle aree più interessate, non sono state ancora realizzate le misure e
gli interventi necessari ad arrestare la contaminazione e a garantire la tutela
della salute dei lavoratori e della popolazione.
La multinazionale Ici3, attuale
proprietaria, è in grave ritardo nella bonifica del sito produttivo, la Regione
Veneto scarica la responsabilità sull’azienda, non fa rispettare il
cronoprogramma degli interventi e non esercita il suo potere sostitutivo: così
l’inquinamento dei terreni e della sottostante falda acquifera continua e si
espande, contaminando pozzi, campi, coltivazioni e prodotti alimentari.
Diverse migliaia di residenti della “zona
rossa” non sono ancora allacciati alla rete acquedottistica che
garantisce l’approvvigionamento di acqua pulita, non c’è ancora un quadro
trasparente e completo della contaminazione dei prodotti di origine animale
e vegetale, non è mai stato programmato un monitoraggio sulle emissioni
nell’aria, e solo recentemente è stata parzialmente allargata la
sorveglianza sanitaria sugli abitanti della “zona arancione”, a confine con le
aree più inquinate.
Per questo è necessario rilanciare
l’iniziativa sindacale a tutela del lavoro, dell’ambiente e della salute,
anche costruendo alleanze con il vasto fronte di associazioni e comitati
che in questi anni hanno rivendicato interventi strutturali a tutti i soggetti
aziendali e istituzionali responsabili, in particolare alla Regione Veneto.
Una iniziativa che abbiamo messo
in campo fin dal 2013, da quando la situazione è emersa in tutta la sua
dimensione e dannosità, rivendicando progressivamente la riconversione
dell’attività produttiva della Miteni, la messa in sicurezza di impianti e
falda acquifera, la bonifica dei terreni, il potenziamento dei
sistemi di depurazione e filtraggio, nuove tratte acquedottistiche
per garantire acqua pulita per tutti gli usi, il monitoraggio sugli alimenti,
la sorveglianza sanitaria di tutti i lavoratori e di tutta la
popolazione coinvolta, e il riconoscimento della malattia professionale
da parte dell’Inail.
Anche sul versante giudiziario, Cgil e
Filctem di Vicenza si sono costituite parte civile nel processo in
corso nei confronti dei dirigenti rappresentanti della proprietà per
avvelenamento delle acque e gravi danni ambientali, e si stanno opponendo
all’archiviazione richiesta dallo stesso Pm sul secondo filone di indagine sui
danni alla salute dei lavoratori, avviato proprio da un nostro esposto alla
Procura della Repubblica di Vicenza. Il 10 Marzo, a un Attivo provinciale dei
delegati, è stato presentato un documentario commissionato dalla Cgil di
Vicenza per sollecitare l’opinione pubblica a sostenere il principio che chi
inquina e produce danni alla salute deve pagare, per richiedere la
prosecuzione delle indagini e il rinvio a giudizio dei responsabili, e
dare riscontro all’azione svolta dalla Cgil a Vicenza e in Veneto.
La vicenda Pfas è emblematica,
come tante altre, di un modello di sviluppo che per lunghi anni non ha
adottato nessun principio di precauzione e ha perseguito il maggior profitto,
fregandosene dei danni arrecati all’ambiente e alla salute. Un modello che va
radicalmente cambiato.
L’inquinamento da Pfas nel
territorio veneto è uno dei più grandi di questi ultimi anni e si estende in
altre regioni italiane e in tutta Europa, come dimostra la Forever Pollution
Map pubblicata da Le Monde, con l’evidenza dei siti in cui è già
stata rilevata la contaminazione, di quelli che potrebbero esserlo, e dei tanti
in cui i Pfas vengono prodotti o utilizzati; ancora in assenza di una
regolamentazione certa e adeguata a livello europeo e nazionale. Proprio per la
dimensione complessa e la diffusione di questo inquinamento e di altre
situazioni analoghe sarebbe necessario, come Cgil, coordinarsi a livello
nazionale per gestire le diverse problematiche, sollecitare una precisa e
omogenea regolamentazione almeno nel territorio della penisola, processi di riconversione
produttiva finalizzati a coniugare innovazione, continuità produttiva e
occupazionale, tutela della salute dei lavoratori e della popolazione,
dell’ambiente e del territorio, e coerenza con gli obiettivi di Agenda 2030
e delle Strategie per lo sviluppo sostenibile a tutti i livelli.
*Segreteria Cgil Veneto
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