PFAS E DIRITTI NON GARANTITI: QUANTI NG DI PFAS NEL SANGUE DI OGNUNO DI NOI?
5 febbraio 2020 - COMUNICATO STAMPA
NON ABBIAMO IL DIRITTO DI SAPERLO.
In tutto il teritorio della regione Veneto nessun cittadino può richedere di effettuare un esame per il controllo dei PFAS nel proprio sangue.
La Regione ha monopolizzato i laboratori; pertanto nessuno può controllare il proprio sangue, nemmeno a pagamento, al di fuori di coloro che sono stati inclusi nel piano di controllo regionale. In parole povere, solo alcuni cittadini della Zona Rossa.
Si tratta di una gravissima limitazione del diritto di ogni persona di conoscere il proprio stato di salute e di potere eventualmente effettuare le cure e la prevenzione del caso.
QUESTO IL MOTIVO DI UNA LETTERA INVIATA DA
Greenpeace, Legambiente, redazione PFAS.LAND, CiLLSA ,Mamme No Pfas, associazioni e comitati territoriali delle zone contaminate
ALL'ASSESSORA ALLA SANITA' REGIONE VENETO MANUELA LANZARIN.
In tutto il teritorio della regione Veneto nessun cittadino può richedere di effettuare un esame per il controllo dei PFAS nel proprio sangue.
La Regione ha monopolizzato i laboratori; pertanto nessuno può controllare il proprio sangue, nemmeno a pagamento, al di fuori di coloro che sono stati inclusi nel piano di controllo regionale. In parole povere, solo alcuni cittadini della Zona Rossa.
Si tratta di una gravissima limitazione del diritto di ogni persona di conoscere il proprio stato di salute e di potere eventualmente effettuare le cure e la prevenzione del caso.
QUESTO IL MOTIVO DI UNA LETTERA INVIATA DA
Greenpeace, Legambiente, redazione PFAS.LAND, CiLLSA ,Mamme No Pfas, associazioni e comitati territoriali delle zone contaminate
ALL'ASSESSORA ALLA SANITA' REGIONE VENETO MANUELA LANZARIN.
PFAS E DIRITTI NON GARANTITI
“CHIEDIAMO
CHIAREZZA E IMPEGNI CONCRETI PER ASSICURARE LE PRESTAZIONI SANITARIE PER IL
DOSAGGIO DEI PFAS NEL SANGUE AI CITTADINI CONTAMINATI”
Alla
luce anche delle recenti dichiarazioni del commissario straordinario per l’emergenza
Pfas, Nicola Dell’Acqua, per il quale “La falda contaminata da Pfas è ormai
tutta compromessa e troppo inquinata, non può essere ripulita”, Greenpeace,
Legambiente, redazione PFAS.LAND, CiLLSA ,Mamme No Pfas, associazioni e
comitati territoriali delle zone contaminate, lanciano un nuovo grido d'allarme
per chiedere impegni concreti sul fronte sanitario e nello specifico sul
dosaggio dei Pfas nel sangue, attraverso la trasmissione di una richiesta di
chiarimenti urgenti indirizzata all’Assessore alla Sanità della Regione Veneto
Manuela Lanzarin e per conoscenza al Ministro della Salute Roberto
Speranza ed ai Presidenti delle Province di Padova, Rovigo Verona e Vicenza.
Da
ciò che risulta ai firmatari della richiesta le popolazioni residenti in
altre zone definite a rischio (zona arancio o di attenzione) sono attualmente escluse
dalla possibilità di dosare i Pfas nel loro sangue e continuano ad emergere
nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone
direttamente interessate dall’inquinamento (vedi l’ultimo esempio legato alla
contaminazione di alcuni pozzi in prossimità della discarica di Pescantina).
Non è quindi da escludere che la contaminazione da Pfas possa aver raggiunto
popolazioni residenti fuori dalle zone attualmente controllate, attraverso
matrici alimentari inquinate o prodotte in zone contaminate, o mediante via
aerea o per altre fonti di contaminazione. Da ricordare anche che esistono
ancora acquedotti che forniscono acqua contenente pfas, seppur al di sotto dei
limiti imposti con la dgr 1590/2017 della Regione Veneto, limiti che comunque,
giova ricordarlo, non ne evitano la bioaccumulabilità nell’organismo e non
garantiscono l'assenza di rischio per le numerose patologie correlate alla
contaminazione da PFAS .
“È
da notare - dichiarano i firmatari della missiva - come laboratori, ospedali e
dipartimenti di prevenzione Arpav e Ulss da noi interpellati escludano la
possibilità di accedere alla prestazione, anche a pagamento, per chiunque non
sia ricompreso nella zonizzazione decisa dal protocollo regionale.
In aggiunta, da un rapido ulteriore
censimento, risulta che nessun laboratorio né pubblico né privato nelle
province interessate dall’inquinamento esegua l’analisi su richiesta di
privati. La conoscenza del livello di contaminazione propria e dei propri figli
in aree inquinate rappresenta un diritto inalienabile necessario alla Salute
delle Persone e una precondizione alla prevenzione primaria. Oggi la conoscenza del livello di
contaminazione da inquinanti ambientali e nella fattispecie da Pfas rappresenta
un parametro indispensabile al corretto inquadramento causale della situazione
clinica della persona da parte del Medico di Medicina Generale e/o del Medico
Specialista per la Prevenzione, Diagnosi e Cura di determinate patologie. Per
questo i cittadini meritano chiare risposte”.
“Vista
la gravità e la sempre più certa ubiquità del problema, il rischio di essere
inquinati dai Pfas aumenta. La popolazione, a partire da quella
maggiormente esposta, merita chiarimenti e trasparenza. Il diritto alla
salute e alle cure sanitarie è sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione
europea dei diritti dell'uomo - concludono - e dovrebbe quindi essere garantito
l’accesso alla prestazione sanitaria per il dosaggio dei PFAS nel sangue anche
alla popolazione non ricompresa nel piano di sorveglianza sanitaria predisposto
dalla Regione Veneto. Un diritto che attualmente sembra non garantito in Veneto
e per il quale attendiamo risposte e chiarimenti al più presto”.
Greenpeace,
Legambiente, redazione PFAS.LAND, Medicina Democratica, Mamme no pfas – Genitori
attivi zone contaminate, Retegas vicentina, CiLLSA, comitato Zero pfas
Montagnana, comitato Zero pfas Agno-Chiampo, comitato Zero pfas Padova, Italia
Nostra medio basso vicentino, ass. Caracol Olol Jackson, movimento Ambiente e
vita (Pescantina-Verona)
REDAZIONE
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